“Quando canta il merlo siamo fuori dall’inverno”, “Ad Ognissanti prepara i guanti”, “Una rondine non fa primavera”. Ci sono proverbi per tutte le stagioni. Detti tramandati dagli antichi, che sapevano osservare, leggere e interpretare il cielo, vivendo ogni stagione con il bagaglio delle loro esperienze.
Un tempo non c’erano gli strumenti di oggi: quelle tecnologie che permettono di prevedere perturbazioni, alta o bassa pressione, allerte meteo o l’andamento, appunto, di ogni singola stagione. C’era il rosso di sera che faceva sperare nel bel tempo del giorno successivo e c’erano le tradizioni e i detti popolari, che governavano anche la lettura delle stagioni. Tuttavia, ogni luce, ogni stella, ogni cielo ha la sua influenza sull’umore e sulla sensibilità dell’uomo: ecco perché non è sbagliato parlare di stagioni dell’anima. Poiché ogni stagione porta con sé i suoi simboli, i suoi significati e anche i suoi stati d’animo, che possiamo ritrovare in ognuno di noi.
Stagioni: l’uomo e la natura
“Il progresso e il modo di vivere ‘moderno’ hanno portato alla perdita della capacità di cogliere i segnali dell’ambiente che ci circonda, a differenza di quanto accadeva nei tempi antichi, in cui era consuetudine che l’uomo fosse in grado di leggere il linguaggio del ciclo delle stagioni e, in generale, della Natura. Progressivamente è partito lo studio di questi fenomeni, per provare a comprenderne i meccanismi. Così facendo l’uomo ha imparato anche a conoscere sé stesso e il funzionamento dell’esistenza”, ci spiega la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.
“Se andiamo ad analizzare l’etimologia della parola ‘stagione’ troviamo: ‘sationem’, cioè l‘atto di seminare e ‘stationem’, l’atto di stare, inteso come ‘fermata’. Il termine, quindi, indica una sosta, una posizione, una dimora, facendo riferimento alla posizione del sole durante solstizi ed equinozi. Trattando questa tematica, possiamo citare – in ambito artistico – l’interessante opera di Bartolomeo Manfredi ‘Allegoria delle quattro stagioni’, del 1610. L’opera mette in scena le personificazioni delle stagioni, sottoforma di due uomini e due donne in cerchio, simbolo del ciclo perenne. Nell’approfondire la relazione tra stagioni e condizioni psichiche, si viene a conoscenza di come l’inverno sia personificato da Saturno e, a volte, da Ade: divinità ctonie quindi proprietarie di profonde ricchezze, tenute ben nascoste. Per tale motivo, non si può ignorare il senso psicologico dell’inverno come periodo di introspezione, meditazione, riflessione profonda. Paragonabile ad un seme che è li che giace, simile a ciò che accade a volte ad un individuo: vale a dire quella necessità e quel desiderio di ‘riposare’ dentro noi stessi”.
Stagioni
L’inverno
L’inverno, cioè, attiva una modalità che va di pari passo con il ritmo del tempo, sembra quasi un processo fisiologico. “Si segue l’andamento delle giornate andando a disintossicarsi da tutto ciò che può accelerare il ritmo della quotidianità. L’Inverno è la stagione simbolo della fine che precede il nuovo inizio e che ci consente di proiettarci nella fase vitale del processo creativo, per rinnovarsi. Vi si associa, quindi, questa particolare funzione psichica che, una volta giunta a conclusione, perché espressa, evoluta e consumata, è pronta ad accogliere e cedere il ruolo di protagonista alla Primavera, la quale – anch’essa – si peculiarizza con il suo simbolo: una corona di fiori”.
La Primavera
“La Primavera è rappresentata ad esempio da Giunone, ma anche da Giove o da Eros che suona un mandolino o un liuto; simboli questi, il primo della precarietà della vita – che quindi va vissuta bene e intensamente – il secondo dell’amore. L’incontro tra Primavera e Inverno simboleggia l’unione del giorno e della notte durante gli equinozi nelle due stagioni”.
Con l’evolversi del ciclo delle stagioni entra in scena…
L’Estate
“Rappresentato da uno scenario di immagini ricche e feconde. Il caldo porta l’individuo a ‘spogliarsi’, a non coprirsi troppo, giusto il necessario. Lo porta, anche, ad essere anche più facilmente oggetto di seduzione.. ma, oltre l’aspetto esteriore, si può notare come tale periodo sia importante in quanto consente di evocare anche una necessaria contrapposizione: quella esistente tra l’occhio e lo sguardo, tra il vedere e il comprendere, tra l’esteriorità e l’interiorità“.
“Il nostro mondo intrapsichico – continua Chiara Gioia – partecipa a questo ciclo ben rappresentato dalle quattro stagioni. La Primavera e l’Estate sono le due stagioni principalmente legate al fare, ad un fare rivolto verso l’esterno. La prima è da sempre associata alla rinascita, quale espressione conseguente al periodo introspettivo che caratterizza invece la stagione invernale, pertanto l’immagine prevalente è la capacità di germogliare. Quest’ultima simboleggia l’atto della preparazione, del fare, per poi ‘fruttificare’ nell’Estate: il momento di massima maturazione”.
L’Autunno
“L’autunno è simboleggiato dalla corona di tralci di edera. Insieme all’inverno rappresenta quella fase di elaborazione del ciclo stagionale. È una stagione portatrice di emozioni, quali nostalgia e tristezza. È la stagione degli sbalzi d’umore. Da sempre associato al cadere delle foglie, all’immaginario della perdita, anche di una maggiore vulnerabilità, l’autunno instilla – in realtà – uno stato d’animo utile per traghettarci nelle stanze più oscure della nostra Psiche. È un’opportunità che ci si può concedere per potersi interfacciare con una forma di consapevolezza maggiore. L’autunno è anche il momento in cui si ha la possibilità di godere dei frutti prodotti”.
“Questa riflessione sulle stagioni risuona come un invito a considerare l’anima e il nostro mondo interiore non solo all’interno di noi stessi, ma anche fuori. Il nostro mondo intrapsichico, sia individuale che collettivo, va considerto e trattato allo stesso modo del mondo della natura, ovvero può esserci un germogliare, ma anche la necessità di lasciare che le cose crescano e poi cadano liberamente – come le foglie in autunno – o la necessità di ‘potare’ ciò che risulta nocivo, disfunzionale, per lasciare e creare uno spazio nuovo, sia fisico che intrapsichico che accolga nuovi semi. Le stagioni – conclude la psicologa e psicoterapeuta aquilana – rappresentano una chiara metafora di un percorso analitico. Esse così come l’analisi sono metamorfosi, trasformazioni. Prima di poterne ammirare la bellezza, bisogna sapersi guardare dentro”.